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Povera Patria...

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2007 13:34
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Città: BASSANO DEL GRAPPA
Età: 46
Sesso: Maschile
17/12/2007 13:34

Povera Patria

E’ strano notare con quanta irritazione i nostri politici hanno reagito alle affermazioni fatte da un giornalista del New York Times in merito alla situazione non proprio entusiasmante nella quale versa il nostro Paese. Mi ha fatto molto riflettere, la superficialità di replica e il modo molto rapido con il quale si è passati sopra questa notizia.

Io credo sia il caso di approfondirla un pochino di più perché se un giornale della tiratura e dell’autorevolezza del NYT sbatte in prima pagina una notizia del genere, su un paese come l’Italia, i motivi di riflessione e di preoccupazione dovrebbero essere molteplici.

Diciamo che possiamo affrontare la questione in due modi diametralmente opposti.

Il primo è seguire il perfetto stile italico e fare finta di niente. Ignoriamo che all’estero il nostro paese possa avere questa fama e continuiamo per la nostra strada liquidando questa notizia come le esternazioni di un denigratore a prescindere, che sfoga la sua bile e la sua frustrazione per non essere figlio di una nazione così ricca di storia, cultura ecc. ecc…

Le reazioni di molti, vanno appunto in questa direzione.

Potremmo analizzare l’articolo come un semplice e maldestro sgarro all’immagine dell’Italia nel mondo. Questo atteggiamento di comodo però, ci porterebbe a seguire gioiosamente e senza la minima esitazione, l’enorme autostrada che ci sta allegramente facendo galoppare verso il baratro.

L’altra possibilità che purtroppo richiede un faticoso esame di coscienza – cosa a cui pochi sono abituati – e fermarsi un attimo per analizzare la situazione e il panorama che abbiamo attorno.

La situazione economica italiana è desolante. Crescita del PIL intorno all’1% Inflazione che inizia a risalire velocemente. Costo della vita già alle stelle. Insicurezza lavorativa. Crescita esponenziale del precariato cronico. Stato comatoso in cui versano le pubbliche amministrazioni, paralizzate dall’inefficienza e dal nepotismo. Degrado sociale a livelli spaventosi. Classe politica inetta, gerontocratica, scollata dal reale e prona di fronte ai poteri forti; completamente ripiegata su se stessa nella strenua difesa dell’autoconservazione. Incapacità da parte del sistema a raccogliere ed affrontare le sfide del futuro. Assoluta dipendenza, per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, da paesi terzi e la mancanza di una politica energetica di largo respiro, utile ad aumentarne almeno in parte l’emancipazione… Potrei continuare per molte e molte pagine ancora ma credo ce ne sia già a sufficienza per far impallidire qualsiasi governo degno di questo nome.

Qui da noi, l’unico a dare ragione al giornalista americano è il solito Walter Veltroni. Non è una novità e non per niente è stato soprannominato “l’ecumenico” per la sua incredibile capacità di dare ragione e tutti e a tutto e di andare d’accordo con chiunque; dal ricco petroliere al più miserrimo individuo annaspante nelle discariche senegalesi… d’altronde si sa, Veltroni ama l’Africa.

Dopo aver dato ragione, dicevo, al giornalista, ha proposto il suo proclama di riscossa, fatto di larghi sorrisi e pacche sulle spalle. Dovrebbero essere i sorrisi e gli incoraggiamenti secondo il Sindaco di Roma a salvare questo paese dal declino.

Ecco la ricetta del novello salvatore, utile ad uscire dal buio vicolo cieco nel quale il paese si è cacciato. Dopo tanta spremitura di meningi, questo è stato il divino parto! Non una proposta, non un progetto concreto, niente a parte vuote e puerili incitazioni. Non è con il “Dai che ce la facciamo” che L’Italia risolleverà la sue sorti. Ci vuole ben altro. Tutte cose di cui i nostri politici difettano parecchio.

Non so con quanto ‘pathos’ gli americani hanno appreso la notizia delle pietose condizioni dell’Italia. A dirla tutta, loro non sono certo messi molto meglio di noi. Solo che a differenza nostra, hanno la straordinaria capacità di risollevare le loro sorti in modo inaspettato prima che sia troppo tardi. Noi per reagire, dobbiamo arrivare a Caporetto e al Piave, con l’unica differenza che allora almeno, avevamo qualche buon generale capace di riorganizzare le nostre sorti…

Ora al loro posto, ci sono personaggi del calibro di Veltroni e Berlusconi.

Povera Italia.





Gabriele Oliviero
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