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Piano energetico. Appunti per un dibattito non ideologico

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2007 02:47
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21/12/2007 02:47

Quattro nodi da affrontare e da sciogliere, possibilmente sgombrando il campo da pregiudizi ideologici, discussi da Gianluca Alimonti, dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

di Gianluca Alimonti

Il collegamento Ambiente-Energia è oramai sancito anche economicamente dai miliardi di euro che a breve dovremo pagare per il superamento dei limiti imposti dal protocollo di Kyoto, ma manca in questo momento in Italia una linea propositiva e costruttiva da seguire. Ritengo ci siano diversi settori in cui sarebbe possibile muoversi:

1) Il primo campo in cui investire e che garantirebbe un immediato ritorno energetico ed economico con tecnologie esistenti, è senza dubbio l'efficienza nei consumi (anche nella produzione ma l'Italia è, incredibile a dirsi, tra i leader mondiali nel settore): con investimenti mirati si può risparmiare più del 10% di energia elettrica in Italia (quasi come la quota che importiamo dalla Francia). La via è quella della informazione e delle incentivazioni per le imprese a favore di motori ad alta efficienza, inverter ed illuminazione intelligente (perseguibile questa via anche per i cittadini). Valida ritengo in questo senso la commissione voluta dal Governo e guidata da Pistorio, anche se l'incentivazione andrebbe aumentata ed allargata a diversi settori quali quello industriale, edilizio e privato.

2) Arresterei poi, o ridurrei il più possibile il dissanguamento (quasi 1 miliardo di euro l'anno per i prossimi 20 anni) causato dal Conto Energia (i pannelli fotovoltaici sui tetti, la cui energia prodotta viene pagata circa 10 volte il valore di mercato), che non porta ad alcun risultato concreto, reinvestendo le risorse nel punto 1) e nella ricerca e sviluppo di alcune soluzioni opportunamente selezionate da una commissione nazionale: con una cifra simile vi assicuro che nella ricerca si possono fare tante cose!

A mio parere tra i settori in cui investire vi sono:

- Pannelli FV (fotovoltaici) di nuova generazione: puntare sugli attuali pannelli al silicio non ha alcun senso poiché sono frutto di una tecnologia vecchia e non qualificante, estremamente cari e di cui non si può prevedere una futura competitività economica con le altre fonti. Molto più opportuno finanziare ricerche in nuovi materiali FV, celle multistadio o a focalizzazione o film sottili, come ad essempio sta facendo il DOE americano, che investendo 30 milioni di dollari si pone l'obiettivo della competitività economica di questa fonte entro il 2015. Una considerazione: l'energia solare, in prospettiva non immediata, ha la potenzialità di acquisire una sempre maggior rilevanza. Visto che siamo "il Paese del Sole" credo varrebbe la pena investire anche cifre più consistenti di quelle del DOE in ricerca e sviluppo. Questo potrebbe dare origine ad una filiera industriale leader nel settore ed anche aiutarci ad alleggerire la nostra forte dipendenza dall'importazione energetica.

- Biocarburanti di seconda generazione: quelli attuali, oltre ad avere un bilancio energetico non vantaggioso, potrebbero al più soddisfare qualche percento del nostro fabbisogno nazionale. Quelli di seconda generazione (ancora una volta il DOE ci dà il "buon esempio": quasi 500 milioni di dollari nei prossimi anni per la fondazione di 3 centri di eccellenza in questa ricerca multidisciplinare) possono essere prodotti dagli scarti dell'industria agro-alimentare, evitando la competizione con le coltivazioni destinate all'alimentazione, ed hanno un netto guadagno nel bilancio energetico.

- Trasporti: ma la vogliamo smettere di illuderci coi discorsi sull'idrogeno e provare a sviluppare magari più "umili" ma sicuramente più promettenti soluzioni come le auto ibride con batterie che negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante?

3) Sul nucleare attuale sarebbe bene definire una linea comune. La sicurezza degli approvvigionamenti, l'economicità ed il rispetto ambientale hanno risvegliato nel mondo l'interesse verso questa fonte: il quesito piuttosto è se "noi Italia" siamo in grado di gestire un programma nucleare, non da un punto di vista tecnico-scientifico, ma squisitamente socio-politico. Tale opzione ha senso solo se:

- E' frutto di una decisione condivisa da tutte le parti politiche: il motivo mi pare evidente. Ricordo solo che la Francia è passata in soli 10 anni, grazie ad una simile condivisa decisione, da una situazione critica molto simile alla nostra (mancanza di fonti energetiche sul proprio territorio) ad una potenza nucleare che, tra l'altro, permette a noi Italia di "rimanere on-line"...

- Vengono rispettati i tempi tecnici per la realizzazione di una centrale che sono oramai di pochi anni. Se, come spesso succede in Italia, si accumulano ritardi, viene intaccata l'economicità stessa della soluzione nucleare perché, a differenza di altre, richiede un grosso investimento iniziale che non può essere lasciato a non fruttare per lungo tempo.

- Viene assicurata una seria gestione delle scorie, punto delicato dell'attuale nucleare: esempi come Scanzano Ionico non depongono certo a favore.

Ripeto: siamo sicuri di ottemperare a queste richieste? Altrimenti, e purtroppo lo dico con convinzione, è meglio restarne fuori perché oltre a diventare un'impresa in forte perdita economica, un fallimento pregiudicherebbe pesantemente anche l'accettazione del molto promettente Nucleare di IV generazione. In tal caso non è forse del tutto sbagliata la via che stanno seguendo ENEL ed Ansaldo di partecipare a realizzazioni di centrali nucleari all'estero (Cernavoda, Slovacchia e di recente Flamanville) mantenendo così il know-how nel settore ma delegando ad altri alcuni aspetti gestionali in cui noi italiani alle volte ci perdiamo...

4) L'Italia infine non può permettersi di rimanere ferma sui rigassificatori, il cui numero però deve essere stabilito dal libero mercato (attualmente in Italia ci sono 13 progetti e probabilmente ne servono 2 o 3 e l'Italia è già "pericolosamente" molto gassificata), e sulle centrali a "carbone pulito" (per fortuna ENEL sta investendo in tal senso), come non può star fuori dalla ricerca sul Nucleare di IV Generazione (quello per intenderci che attacca alla radice gli unici due "punti critici" del nucleare attuale: il rischio di proliferazione e la vita media delle scorie dell'ordine di 100.000 anni).

Vorrei sottolineare che l'ultimo punto è risultato tale solo come ordine espositivo, ma non certo per importanza. Al di là di tanti discorsi che si possono fare, è lecito attendersi che nel breve-medio periodo la produzione mondiale di energia non si discosterà molto dalle attuali fonti energetiche e le uniche in grado di produrre, o che ne hanno la potenzialità, quantità significative di energia senza emissioni di gas serra, sono il carbone pulito ed il nucleare.

dal Sito amico Decidere.net
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