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Elezioni falsate, democrazia violentata (1)

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2008 20:07
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18/03/2008 20:07

DIARIO ELETTORALE 2008 - Elezioni falsate, democrazia violentata / 1

di Pino A. Quartana - Segr. Naz. N.P.A.


Le liste sono state depositate ormai da qualche giorno ed io ho voluto prendermi questi ultimi giorni per una riflessione a mente fredda sulla situazione politica attuale e sul senso dei tentativi messi in atto dal ‘Nuovo Partito d’Azione’ in questi ultimi quaranta giorni cioè da quando si sono sciolte le Camere fino appunto al giorno 10 marzo, termine ultimo per la presentazione delle liste dei vari partiti e gruppi. Tutti coloro che seguono da vicino o da lontano le vicende del ‘Nuovo Partito d’Azione’ (e ci siamo accorti in questo periodo che il loro numero è aumentato sensibilmente) si saranno certamente accorti che il 16 febbraio abbiamo preso una decisione che solo fino a qualche giorno prima non ci aveva mai neppure sfiorato la mente; mettere in piedi ed in pochissimi giorni una piccola macchina elettorale tutta azionista e prepararsi a correre assolutamente da soli in questa campagna elettorale. Una decisione di assoluta temerarietà, ne convengo, a cui non avevamo mai osato pensare neppure per scherzo. Di assoluta temerarietà se non altro per le nostre condizioni organizzative; veniamo da un lavoro di soli due anni in cui abbiamo creato da sottozero non solo un Partito, magari ancora molto piccolo, ma una nuova piattaforma ideologico-programmatica consona all’azionismo degli anni 2000. Sui nostri mezzi di partenza mi sono già intrattenuto dettagliatamente in altre occasioni e quindi preferirei non ripetermi. Dico solo una cosa; nessun partito che io ricordi, quanto meno nessun partito nazionale e con un grande passato storico alle sue spalle, è mai nato nelle condizioni in cui è nato il ‘Nuovo Partito d’Azione’. Non la Lega Nord che aveva ed ha solo un radicamento localistico, né FI che aveva ed ha mezzi mediatici ed economici immensi, né gli ultimi partiti che si sono recentemente formati a sinistra (SD, PCL) che comunque sono nati per scissioni da partiti già vivi e forti. In due anni abbiamo fatto già moltissimo rispetto al punto di partenza, anzi credevamo di aver fatto già anche troppo per cui né la follia né l’ottimismo più roseo ci avrebbero indotti a partorire un’idea così temeraria come quella di affrontare da soli una competizione elettorale terribile come le elezioni politiche di quest’anno. Avevamo fatto e provato di tutto nei giorni dal 29 gennaio fino al 16 febbraio per cercare una sponda molto più solida e forte organizzativamente, come pure hanno fatto partiti che già erano organizzativamente molto più forti e radicati di noi, ma non c’è stato niente da fare. L’alternativa era o quella di rinunciare in partenza a qualsiasi tentativo di presenza oppure quella di lanciarsi improvvisamente senza salvagente in un mare infestato da pescecani e nel quale magari potevamo pensare di immergerci solo fra tre o quattro anni, ma non così presto, ancora nelle primissime fasi di una solida strutturazione organizzativa ben distribuita su tutto il territorio nazionale. Avevamo tutte le giustificazioni per assistere sin dalle prime battute da spettatori a queste elezioni, ma siamo pur sempre i discendenti di Parri, di Galante Garrone, di Calamandrei e di tutto il grandissimo pantheon azionista per cui abbiamo sentito il dovere almeno di provare a fare qualcosa in proprio, da soli, avendo dovuto scartare ogni altra ipotesi. E così, alla fin fine ci siamo buttati nel gran mare tempestoso popolato da tante razze (spesso brutte) di pesci marini con la nostra minuscola barchetta.
Per non scassare immediatamente la barchetta abbiamo deciso di provare a raccogliere le firme e a depositare le liste solo in cinque o sei circoscrizioni. Dal 16 febbraio al 10 marzo c’erano solo venti giorni scarsi per inventarsi un’organizzazione elettorale (nessuno di noi aveva mai avuto prima d’oggi esperienza di elezioni, tanto meno di come si organizza una campagna elettorale in tutta Italia, roba, l’assicuro a chi non l’ha mai provato, da togliere il sonno). Cinque giorni sono volati via per studiare e stampare la modulistica e per farla arrivare nelle varie circoscrizioni. E così siamo arrivati al 22 febbraio. Ci restavano, non dimenticando gli altri infiniti fattori penalizzanti, sì e no quindici giorni pieni le sottoscrizioni. Dopo quattro o cinque giorni, e così arriviamo al 1° marzo, decidiamo di lasciar perdere con la raccolta firme in alcune regioni perché dal flusso quotidiano dei sottoscrittori ci accorgiamo che non ce la faremo mai ad arrivare all’obiettivo e decidiamo così di concentrarci solo sulla circoscrizione Campania 1 per la Camera (Napoli e provincia) e per la circoscrizione Estero ripartizione Europa per il Senato. Ritenevamo che anche se in così poco tempo ce la potevamo fare a raccogliere 2.000 firme per Campania 1 e 250 firme per l’Estero Europa. Il risultato è stato molto lusinghiero considerando i tanti fattori proibitivi già evocati; in Campania 1 ci sono mancate solo 400 firme. Con qualche altro giorno di tempo (sarebbe bastato non perdere giorni preziosi a verificare tutte le possibilità di presentarsi insieme ad altri) sicuramente ce l’avremmo fatta a raggiungere un altro risultato storico; l’azionismo che ritornava su una scheda elettorale già a partire dalle elezioni più impegnative. In Europa invece è andata diversamente; le firme sono state sempre alla nostra portata e le avremmo senz’altro raccolte per il termine prefissato. Senonché ad un certo punto, prima di proseguire e completare la raccolta, abbiamo pensato bene di andare a vedere come funzionava il meccanismo delle autentiche nei consolati e qui sono arrivate le brutte sorprese. Nessun consolato né in Germania, né in Belgio, né altrove ha voluto autenticarci le firme già raccolte. Naturalmente abbiamo protestato e insistito ma è stato del tutto inutile. Non so ancora al momento attuale quante altre liste abbiano dovuto raccogliere le firme in Europa (ma credo quasi nessuna) e quante siano riuscite a raccoglierle ed a farsele autenticare dai consolati. Abbiamo capito però che la raccolta firme in Europa, al di là del numero apparentemente molto esiguo, nasconde ancor più trappole della raccolta sul territorio nazionale. Apriremo fra poco una sezione regionale dell’N.P.A. dedicata all’Europa e cercheremo di capire la verità di quello che realmente accade tra i nostri emigranti e nei nostri consolati con il voto all’estero
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