Provincia di Palermo

Dimissioni di Mercadante

  • Messaggi
  • OFFLINE
    don rodrigo!!
    Post: 269
    Città: ALTINO
    Età: 104
    Sesso: Maschile
    00 14/12/2007 01:53
    PALERMO (ITALPRESS) - Il seggio dell'Assemblea regionale siciliana resosi vacante con le dimissioni del deputato di Forza Italia Giovanni Mercadante e' stato oggi pomeriggio formalmente attribuito dal presidente di turno, Raffaele Stancanelli, a Simona Vicari (FI) che nei mesi scorsi era subentrata a Mercadante come supplente. I lavori dell'Ars sono stati quindi rinviati a martedi' 18 dicembre alle 17.30, con all'ordine del giorno la discussione di interrogazioni e interpellanze alle quali rispondera' l'assessore per la Cooperazione Antonino Beninati. (ITALPRESS). 13-Dic-07 18:40

    da Sicilia On Line
  • OFFLINE
    don rodrigo!!
    Post: 269
    Città: ALTINO
    Età: 104
    Sesso: Maschile
    00 14/12/2007 01:55
    La lettera di Mercadante
    dal Sito di Giovanni Mercadante


    Cari Amici,
    ho deciso di presentare le mie irrevocabili dimissioni da componente dell’Assemblea Regionale Siciliana.
    Con questa lettera – per così dire – “tolgo il disturbo”.
    Quella di dimettermi è un’idea che, nei lunghi mesi di privazione della libertà che sopporto in silenzio dal 10 luglio 2006, mi è passata per la mente tante, tantissime volte.
    Da tempo, penso che , forse, l’accanimento giudiziario di cui sono stato fatto oggetto derivi anche dal fatto che io abbia dato l’impressione di voler resistere, costi quel che costi, nel mantenimento del mio status di deputato regionale.
    Non so perché qualcuno ha, forse, deciso che io non dovessi più sedere nel mio posto di Quella Assemblea; che altre persone avrebbero dovuto occupare quel posto.
    Su tutta questa mia vicenda, coperta da un inspiegabile ed insopportabile silenzio, sono certo che – prima o poi –sarà fatta piena luce.
    Ho, fino ad ora, ascoltato le parole ed i suggerimenti di chi ha sostenuto la tesi che era giusto “non mollare” e resistere nel mio ruolo – per quanto sospeso – di deputato.
    Mi è stato detto – con non poche ragioni – che dimettersi poteva anche apparire come una implicita ammissione di colpa. Che dimettendomi avrei finito per darla vinta a chi ha soffiato sul fuoco infernale che si è abbattuto su di me. Per darla vinta a chi quel fuoco ha, forse, appiccato.
    Certo, non è facile decidere di rinunziare a ciò per il quale si è lavorato duramente, ci si è imposti una quantità di sacrifici e rinunzie giustificabili soltanto dalla passione per l’impegno politico.
    E’ difficilissimo doverlo fare quando si è convinti della propria totale innocenza rispetto all’infamante accusa di essere ritenuto, in qualche modo, funzionale alla “mafia”.
    Continuo a sfidare chiunque a dimostrare che io, in vita mia, abbia mai fatto qualcosa di funzionale agli interessi di Cosa Nostra.
    Nè il dato relativo alla quantità di voti con i quali sono stato ultimamente eletto (per il rotto della cuffia – preciso), può far ritenere che il “gotha” mafioso possa aver mai deciso – sia pure autonomamente - di avermi scelto come suo rappresentante istituzionale.
    Tuttavia, anche l’impennata accusatoria alla quale sono stato sottoposto, che mi ha visto, nell’arco di un anno, prima sensibile alle sollecitazioni ed ai voti del gotha, poi “ intraneo” a Cosa Nostra, in ultimo di non essere più “intraneo”, ma “riservato ed ascoltato consulente”, mi fa capire che attorno alla mia vicenda non c’è la necessaria serenità di valutazione e di giudizio.
    Io, innocente ero ed innocente rimango!
    L’ARS dovrebbe essere il luogo dove avrei perpetrato i mie misfatti. I deputati che mi hanno conosciuto nella passata legislatura, ma anche i consiglieri comunali di Palermo, con i quali ho diviso cinque anni a Palazzo delle Aquile, prima di approdare sugli scranni di Palazzo dei Normanni, possono, anzi debbono, testimoniare sulla mia attività politico – istituzionale, sui miei comportamenti e sulle mie iniziative che in tutti questi anni, ho proposto e sostenuto.
    Mi sarei aspettato che il mio Partito si fosse fatto testimone della mia vita politica. Ma tant’è !!!.
    Queste considerazioni mi portano a concludere che, forse, la mia resistenza come rappresentante istituzionale è diventata un elemento fuorviante, che genera, in qualche modo, disagio da un lato ed accanimento dall’altro.
    Verso la mia famiglia, verso Quella Assemblea, verso me stesso, ho il dovere di rimuovere anche questo “ostacolo”, per avviarmi dentro una vicenda processuale che sappia far emergere la “verità”.
    Mi dimetto da tutto. Ho già recesso dalla struttura sanitaria dove ero socio, ed ho presentato la richiesta di pensionamento dall’Ospedale Civico, dove, per tanti anni, sono stato “a disposizione” di tutta la collettività.
    Il mio silenzio, quello di tanti amici che mi sono rimasti vicini in questi terribili e lunghissimi momenti , è stato ispirato dal profondo rispetto che noi abbiamo per le Istituzioni. Anche quando siamo convinti del Loro palese errore.
    Siamo rimasti in silenzio anche di fronte ad un Tribunale che, prima con i suoi periti accerta, “in scienza e coscienza”, la necessità di mandarmi agli arresti domiciliari, e poi decide di rimettermi in carcere.
    Io, però, voglio che emerga tutta la verità.
    Ho maturato, ormai, l’unico obiettivo, in questa vita, di salvaguardare e difendere l’onorabilità e la dignità della mia famiglia e delle persone che mi sono rimaste vicine.
    Nel dubbio che il voler rimanere deputato possa essere di intralcio al raggiungimento di questo unico obiettivo che ormai mi propongo, l’intralcio lo tolgo già da oggi.
    D’altra parte è talmente ferrea ormai la convinzione che ho di dimettermi che, obiettivamente, sono arrivato alla conclusione che, qualunque sia il ruolo che si ricopre, le dimissioni, di fronte ad accuse di tale portata, debbano essere un fatto dovuto.
    Non si può legiferare, né governare, né amministrare quando si ha la certezza che, appena voltate le spalle, perfino i tuoi compagni di partito, cominciano a parlare sottovoce della tua situazione giudiziaria.
    Certo, fino a quando il nostro sistema consentirà di buttare fango e distruggere la vita delle persone in maniera gratuita, fino a quando, sulla base del nulla, si potrà rimanere preventivamente in galera per 24 o 36 mesi, fino a quando – in Sicilia più che in Italia – si dovrà vivere dentro un sistema liberticida, antigarantista ed antidemocratico, ogni persona impegnata in Politica, se si schiera dalla parte sbagliata, o si riconosce nella corrente sbagliata dentro lo stesso Partito, dovrà sentirsi a rischio.
    Rimane comunque, nella situazione che attualmente viviamo, - credo io – una volta colpiti da simili accuse, un obbligo morale, istituzionale e politico, quello di sgombrare il campo dagli equivoci, spesso alimentati dal ruolo che si occupa.
    O si ha la forza di riaffermare il primato della Politica, oppure bisogna inchinarsi di fronte alle decisioni del sistema, per quanto spesso assurde , sbagliate ed infondate, se non si vuole essere di nocumento alla tenuta dell’equilibrio democratico del Paese, già fortemente messo in difficoltà dalla cosiddetta antipolitica.
    Con questo spirito, sereno e rispettoso, ho preso l’irrevocabile decisione di dimettermi da parlamentare regionale.
    Colgo l’occasione, per porgere a Tutti i componenti di quel Parlamento regionale ed ai tanti impiegati che collaborano al funzionamento del “Palazzo”, il mio fraterno saluto e l’augurio più sincero di buon lavoro nell’interesse primario della nostra Terra: la Sicilia.


    Giovanni Mercadante