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Bicentenario mazziniano a Partinico (Palermo)

Il bicentenario con i liceali a Partinico - L'intervento del segretario nazionale Nucara

Il Pri da Mazzini alla Strategia di Lisbona

Discorso tenuto durante le celebrazioni per il bicentenario mazziniano, Partinico (Pa), 5 dicembre 2005.

di Francesco Nucara

Due siciliani eroi del Risorgimento, Francesco Crispi e Rosolino Pilo, entrambi mazziniani convinti, organizzarono la spedizione dei Mille.

Memori di quanto era successo a Carlo Pisacane, pensarono bene di preparare il "terreno" da dove sarebbe iniziato il processo dell'Unità d'Italia.

Mentre Crispi teneva contatti con Mazzini a Londra senza rinunciare ad altri appuntamenti a Torino e a Palermo, Rosolino Pilo ­ dopo un lungo periodo di preparazione ­ il 4 aprile del 1860 dava fuoco alle polveri iniziando la "rivoluzione" con un sistema di diffusa guerriglia, prologo dello sbarco di Calatafimi.

La svolta di Crispi

Rosolino Pilo morì in Sicilia da combattente, mentre Francesco Crispi ­ prendendo le distanze dal repubblicanesimo e avvicinandosi sempre più alla monarchia ­ divenne uno dei protagonisti della storia d'Italia di fine ‘800 assumendo la carica di Presidente del Consiglio.

Il rapporto tra Mazzini e la Sicilia non si fermò qui.

Dopo l'Unità d'Italia e precisamente nel 1866, scoppiarono dei moti in Sicilia. Erano i primi vagiti di quella rivendicazione autonomista che ha pervaso la Sicilia fino alla costituzione della Repubblica Italiana.

Mazzini, pur avvertendo che si trattava di una regione ostica, "insubordinata e ostile", sperava ancora di tramutare quel movimento spontaneo in atto rivoluzionario per completare l'Unità d'Italia che sarebbe avvenuta nel 1870, dopo la breccia di Porta Pia.

Nel suo disegno a tratti visionario Mazzini voleva ripetere l'esperienza dei Mille. Non vi erano però le condizioni politiche, né quelle militari, né tanto meno quelle finanziarie.

Mazzini indomito sbarcò a Palermo il 13 agosto proveniente da Napoli e fu immediatamente arrestato dal suo amico di tante battaglie, quel generale Giacomo Medici nominato dai Savoia prefetto di Palermo e comandante generale della piazza militare.

Un legame significativo

Intanto, nel gennaio di quello stesso anno, a sua insaputa, Mazzini fu candidato al Parlamento Italiano a Napoli e per soli 5 voti non fu eletto.

A febbraio il legame tra Mazzini e la Sicilia si rinsaldò tanto che venne eletto a Messina. Il Parlamento annullò la sua elezione, a maggio venne rieletto e nuovamente la sua elezione venne annullata.

Mazzini venne eletto per la terza volta con larghissima maggioranza di voti sempre a Messina malgrado gli fosse stato contrapposto quel generale Medici già eroe del Risorgimento, già sodale di tante battaglie mazziniane, poi passato al servizio dei Savoia.

Forti e intensi erano quindi i legami che Mazzini ebbe con la Sicilia e con i siciliani.

E il "verbo" di Mazzini in Sicilia lasciò segni indelebili.

Nasce la Consociazione

Già il 31 maggio del 1871 nasceva la Consociazione Repubblicana meridionale. In quella sede i rappresentanti di quasi tutte le società repubblicane presenti in Sicilia decisero di unirsi in un'unica associazione contattando esponenti e associazioni della Calabria, delle Puglie e degli Abruzzi.

La Consociazione così costituita decise di accettare statuto e programma della Consociazione Romagnola.

Erano i primi germi della Fondazione del Partito Repubblicano Italiano, avvenuta a Bologna nel 1895.

È per questo forse che la Sicilia ha, meglio di ogni altra regione meridionale, assorbito, maturato, metabolizzato e sposato il pensiero mazziniano, che nel suo evolversi ha affrontato questioni come le società operaie, il mutuo soccorso, il Patto di Fratellanza. Ed è per questo che nel Mezzogiorno, dopo il fascismo, la Sicilia ha rappresentato un solido trampolino per la rinascita del Partito Repubblicano Italiano.

Sarà anche per questo, forse in piccola, piccolissima parte, che il marxismo non ha attecchito in Sicilia.

Marx e Mazzini avevano due visioni antitetiche sul valore dell'uomo e sulla funzione che questi avrebbe dovuto esercitare nella società.

Sostanzialmente, mentre Mazzini tentava di unire le classi sociali per poter realizzare la Repubblica, indicando l'uomo come elemento fondante senza distinzione sociale, Marx sosteneva che "l'antagonismo tra il proletariato e la borghesia è una lotta di classe contro classe, lotta che portata alla sua più alta espressione, è una rivoluzione totale".

Battaglia vinta

Se Marx e il marxismo primeggiarono fino a metà del ‘900, la storia ha in seguito mostrato i loro limiti sconfiggendoli definitivamente e Mazzini ha vinto la sua battaglia.

Né meno dure furono le critiche di Gramsci e di Togliatti, ambedue alfieri di una concezione dittatoriale della forma di Stato.

Tuttavia, non va scambiata questa dura presa di posizione anti-Marx o anti-Proudhon come asserzione favorevole ad un liberalismo tout court.

Mazzini avversava anche il liberalismo "selvaggio" di Bentham. La concezione mazziniana era quella di un equilibrato sistema sociale in cui lo Stato disegnava una cornice costituzionale e legislativa e gli individui erano liberi di muoversi, di intraprendere iniziative, di migliorarsi socialmente e culturalmente.

Il pensiero mazziniano era così ampio, così fertile e così lungimirante che già nel 1834 fondava la Giovane Europa dopo aver fondato qualche anno prima la Giovane Italia.

Chiarezza di visione

La Repubblica Italiana iniziava la propria vita alla fine degli anni '40. La Costituzione dell'Europa agli inizi degli anni '50.

Il nostro Mazzini aveva pensato con chiarezza e lucidità premonitrice ciò che sarebbe successo con il concorso dei popoli più di un secolo dopo.

Il comunismo crollava definitivamente nel 1989 dopo poco meno di 40 anni dalla conquista della libertà del popolo italiano.

Il "palermitano" Ugo La Malfa, antifascista e proveniente dal Partito d'Azione, non fu accolto come meritava nel Partito Repubblicano Italiano. Egli fu osteggiato perché il suo tasso di mazzinianesimo non era sufficientemente alto.

Io credo, invece, che il migliore interprete di Mazzini sia stato proprio Ugo La Malfa, con le sue idee su liberalizzazione, costruzione dell'Europa, programmazione, politica dei redditi, lotta a favore delle classi diseredate del Mezzogiorno. Su questa scia si pone oggi Giorgio La Malfa, che da Ministro delle Politiche Comunitarie ha redatto il cosiddetto Piano di Lisbona. Quest'ultimo, al di là dei risvolti economici, pur importanti, rappresenta, a mio avviso, il primo tassello per realizzare quell'Europa politica sogno di tutti i repubblicani. Con la liberalizzazione dei servizi e delle professioni inizia quell'interscambio di idee, di valori, di capacità che non possono che essere il preludio a visioni politiche comuni.

Un partito "naturale"

Perché il Partito Repubblicano Italiano oggi? Ha un senso a duecento anni dalla nascita di Mazzini battersi ancora per ideali in parte realizzati, in parte misconosciuti, in parte avversati da una società che cambia alla velocità di internet?

Ha senso battersi per affermare idee quando l'unico strumento di cui disponiamo sono incontri che avvengono tra poche decine di persone?

Rispondo citando un saggio dello storico Franco Venturi apparso su "Giustizia e Libertà. Quotidiano del Partito d'Azione", 27 marzo 1946.

"Ebbene il Partito Repubblicano è anch'esso un partito naturale, un partito che esiste perché risponde immediatamente a una realtà sociale e spirituale, ben più che per l'azione che realmente esercita. La sua posizione di intransigenza (…) sorge(va) dalla sua natura di partito che vive dei ricordi di Mazzini e di una parola, una grande parola: repubblica. La sua posizione oggi, il ripresentare l'edera in mezzo ai simboli del combattimento e del lavoro degli altri partiti è anch'essa logica, di quella logica che hanno le piante, che non si pongono il problema del ‘che fare', ma quello del vivere e dell'esistere".

tratto da www.pri.it/Dicembre%202005/NucMazziniPartinico.htm
[Modificato da nuvolarossa 17/06/2008 00:14]